Oggi non si vola

I figli ti limitano.I figli ti salvano.

I figli ti spingono ad essere la persona migliore che puoi diventare.

Nel mio caso i figli sono stati l’unico appiglio per diventare l’uomo che voglio essere e pensare che un giorno possano capire ed essere fieri di me, oltre che imparare che l’onestà e la correttezza sono fondamentali se vogliamo davvero una realtà migliore. Ho speso centinaia di euro in analisi per capire quanto avrebbero sofferto. Pensare di guardarli negli occhi e uscire di casa una volta per tutte. Immaginarmi Leone con i suoi occhi da pensatore seduto sul divano con un occhio al suo libro di invenzioni e un occhio alla vita che cambia, pensare a Bianca nel suo pigiamone (orso folletto da stringere il cuore) che non capisce perché non tornerò alla sera quando, insieme, ci eravamo abituati a stare sul divano a guardare i cartoni. Ho pianto dappertutto, sulle scale, in ascensore, macchina, garage (il top), nei bagni al lavoro, per strada, correndo, nuotando, ho pianto tanto da perderci il sonno, serate catatonico davanti alla televisione accesa mentre le lacrime scendevano senza controllo. Infinite ore in cui avrei potuto fare altro per migliorare la mia e nostra vita passate sul divano a piangere. Poi un giorno le lacrime finiscono e le cose non sono cambiate. Tua moglie distrutta, i tuoi genitori solo giudicanti, i tuoi amici troppo occupati a difendere la loro vita dalla paura che quel dolore possa essere contagioso e macchiare anche la loro felicità ( e ti ritrovi a fare una bella selezione di amici, credetemi). Ti ritrovi solo, la vita che c’era non esiste più, non hai riferimenti, non hai familiarità con le mura in cui sei costretto a vivere con poche cose e poca abitudine, i soldi cominciano a diminuire vertiginosamente e stare con i bambini diventa tragico : vogliono la mamma, la loro casa, vogliono te ma nella forma in cui eri prima.

I figli ti salvano.

I figli ti salvano perché spesso ho pensato (senza avere idee suicide) che se fossi morto avrei smesso di sentire tutto quel male dentro di me. Avrebbero ricostruito la loro vita nell’abitudinarietà quotidiana senza essere costretti a dividersi l’amore di due genitori. Ho pensato meglio senza di me che così e proprio in quel momento tutto è diventato talmente chiaro da non avere più bisogno di psicologi e aiuti. Il problema era il “così”… Così come? Come vivevano? Con il peso di venire da me? Con il rifiuto di quella casa? Con l’idea di un amore spezzato? I figli sono in parte frutto del nostro allenamento mentale. Per quale motivo dovevo allenarli alla fatica? Cambiare. L’imperativo era cambiare.

Ho iniziato a non considerarli più le mie vittime ma i miei alleati. La casa non era mia ma nostra e competeva anche a loro scegliere: scegliere i colori delle pareti (magari con qualche limite) , scegliere i loro mobili , scegliere gli utensili da cucina, le piante, i fiori, i quadri, le lenzuola. Non essere più obbligati a venire ma lasciargli decidere quando farlo. Non gestirli più da solo ma se la loro madre era libera invitarla a pranzo, a cena, ad un film. Smesso di considerare la famiglia non più esistente, la famiglia è dove c’è casa e malgrado il dolore, la fatica e tutto il resto questo doveva essere l’imperativo.


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