Pentole e rane

Ieri ho letto il paradosso della rana bollita formulata dal filosofo Chomsky. Se prendi una rana e la butti in una pentola di acqua calda , al contatto con l’acqua spiccherà un salto che le permetterà di salvarsi. Al contrario se la metti in una pentola di acqua fredda e inizi a scaldarla gradualmente all’inizio percepirà il tepore e ne godrà , poco per volta la temperatura sarà fastidiosa ma sopportabile, alla fine l’acqua sarà troppo calda, insopportabile ma lei sarà talmente sfiancata e debole che finirà bollita. Paradosso che è stato applicato alle scienze sociali per spiegare l’asservimento delle masse ai soprusi, alle negatività alle brutture che hanno di fatto reso schiavi interi popoli senza che questi si ribellassero. 

Ieri pensavo che siamo un po’ tutte rane bollite, alcuni per un’intera vita altri solo per alcune relazioni, altri ancora solo per alcune persone. Noi siamo rane , altri sono pentole. La differenza è l’obiettivo. Chi è pentola ha comunque un obiettivo, un progetto sulla rana che la rana non ha per se stessa. Ed è un peccato. Perché le rane sono le menti aperte, brillanti, sono mine vaganti e scintille di evoluzione mentre le pentole, spaventate dal mondo che trema e viene scosso dai balzi delle rane, sono gli irrisolti, egoisti, calcolatori che preferiscono la rana morta piuttosto che libera. Chi libera se stesso libera anche le paure degli altri e non tutti sono disposti ad essere liberati dal piccolo mondo che hanno faticosamente costruito. Non vincete bollendo la rana, le persone non rimangono per amore, a volte per necessità, a volte spaventati da voi, a volte perché sembra non esserci scelta ma non rimangono per voi. Voi restate pentole vuote e la vostra rana è bollita.


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